11 giugno 2017: un pacifico corteo di biciclette imbocca la tangenziale di Bologna allo svincolo 6, in zona Corticella.
200 biciclette hanno poi percorso la tangenziale fino all'uscita 9 di San Donato, vicino all'albergo in cui i ministri dell'Ambiente del G7 stavano partorendo l'ennesimo fallimento delle politiche ambientali comuni: “c'è l'accordo su tutto tranne che sul clima” – avrebbe concluso all'indomani il ministro Gian Luca Galletti – che è un po' come dire va tutto bene tranne la salute.
Il lato ludico e festoso della pedalata è evidente, così come la gioia di mettere le due ruote su un tratto di strada riservato tutto l'anno a motori alimentati da combustibili fossili. Ma l'aspetto ludico non deve mettere in secondo piano il significato politico dell'impresa: occupare le corsie della tangenziale con le biciclette è un'azione di difesa dell'ambiente e della qualità dell'aria, un manifesto a favore della mobilità sostenibile. Fermare per qualche minuto le auto in tangenziale è servito a ricordarci che per il resto dell'anno quel tratto di strada avvelena l'aria di Bologna con tonnellate di gas tossici e climalteranti. Il sistema tangenziale-autostrada è un nastro d'asfalto largo 50 metri che taglia in due la città, crea periferie degradate e impedisce uno sviluppo armonico, fatto di quartieri veramente urbani, dotati di servizi commerciali di vicinato e connessi al tessuto urbano da un trasporto pubblico di livello europeo fondato sui tram e sul servizio ferroviario metropolitano.
Ora i nostri amministratori pubblici, gli stessi secondo cui è un successo trovare un accordo su tutto tranne che sul clima, vogliono allargare ancora questa ferita storica della città, portando traffico, inquinamento e rumore ancora più vicino alle case di migliaia di cittadini che già ora vivono a pochi metri dalla tangenziale. Si tratta del progetto noto alle cronache come Passante di Bologna o Passante di Mezzo, caldamente sostenuto dall'amministrazione comunale e da quella regionale.
Contro questa ipotesi scellerata si sono costituiti in città Comitati di cittadini che sono poi confluiti nell'Associazione A.Mo Bologna Onlus per la mobilità sostenibile. Da oltre un anno questi cittadini stanno lottando contro il Passante, che hanno correttamente ribattezzato Gassante, con azioni di sensibilizzazione e di contrasto. Fra queste, una petizione contro il progetto presentata il 21 novembre 2016 al Parlamento Europeo e protocollata con il numero 1432/2016.
L'11 luglio 2017, a un mese esatto dalla simbolica pedalata in tangenziale, la petizione sarà discussa e votata in aula dalla commissione petizioni del Parlamento. Si tratta di un'occasione unica per portare all'attenzione delle istituzioni comunitarie un'opera che per come è concepita va in direzione opposta alle politiche europee sulla qualità dell'aria e sulla mobilità sostenibile. Non è escluso che si possa arrivare all'apertura di una procedura di infrazione, se la commissione ravvisasse violazioni gravi di direttive europee.
Tutti possono sostenere questa petizione online. Nel momento in cui scriviamo sono stati da poco superati i 100 sostenitori. Dobbiamo fare di più per segnalare ai membri della commissione che il problema su cui sono chiamati a decidere è sentito da una larga parte della popolazione. Per sostenere la petizione è necessario registrarsi sul portale delle petizioni:
https://petiport.secure.europarl.europa.eu/petitions/it/home
Una volta registrati, cercando Passante di Bologna nella casella di ricerca rapida sarà possibile visualizzare e sostenere la petizione. Segue un vademecum che illustra in dettaglio cosa fare. Sostenere la petizione richiede qualche minuto di tempo, ma ne vale davvero la pena, in difesa dell'ambiente in cui viviamo, della qualità dell'aria che respiriamo e della salute nostra e dei nostri figli.