Abbiamo definito fin dall'inizio il cosiddetto Passante di Bologna come un'opera inutile, dannosa e anacronistica. Oggi, dopo aver analizzato dettagliatamente il progetto definitivo, possiamo aggiungere un aggettivo: folle. La follia è connaturata all'idea stessa di allargare un'autostrada nel cuore di una città. È intuitivo che avvicinare la sede stradale alle abitazioni provochi impatti gravi su qualità dell'aria, clima acustico e salute di chi vive a ridosso della struttura; un po' meno intuitivo, ma non di molto, che allargare un'autostrada in un'area densamente popolata comporti problemi altrettanto seri per tutti i cittadini di Bologna. E solo per loro, mentre ASPI incasserà fior di pedaggi e distribuirà utili a tutti gli azionisti, che per una banale questione demografica sono in maggioranza non bolognesi.
All'udienza consiliare del 24 febbraio, in Comune, abbiamo rilevato, come facciamo da sempre, che la sede stradale presenterà numerosi colli di bottiglia causati da restringimenti di carreggiata, come per esempio in corrispondenza della galleria fonica di S. Donnino. In risposta ASPI ha affermato che in quel punto la carreggiata si restringe perché non c'è materialmente spazio per mantenere le corsie di emergenza. Appunto. Non c'è spazio, ma la facciamo lo stesso. Quasi tutti gli edifici scolastici limitrofi al tracciato, secondo le simulazioni acustiche del progetto definitivo, resteranno esposti a livelli di rumore superiori ai limiti consentiti, con buona pace delle opere di mitigazione. Ma in fondo che importa? Nello studio di impatto ambientale si legge che ci sarà un miglioramento generalizzato del clima acustico, e tanto basta. E chi se ne importa se i bambini dovranno restare chiusi in classe per otto ore, perché fuori rischierebbero l'udito. Pura follia.
Sempre all'udienza consiliare abbiamo mostrato i numeri ballerini delle aree verdi che questo progetto così urbanisticamente avanzato dovrebbe portare ai bolognesi: 130 ettari, 93 ettari, 100 ettari: dipende da quale documento del progetto definitivo ci si prende la briga di consultare. In risposta ASPI ha detto che verificherà, ma che nello stendere un progetto così complesso in così poco tempo è normale che possa scappare qualche errore. E questo è un altro granello di irragionevolezza: la fretta.
L'udienza consiliare è proseguita il primo di marzo. Lì abbiamo sentito l'AUSL di Bologna fare dichiarazioni del tutto analoghe alle nostre sull'inquinamento atmosferico e acustico che inevitabilmente quest'opera folle porterà in dono ai bolognesi (e solo a loro). Ma dall'AUSL abbiamo sentito anche un'altra cosa: la valutazione dell'impatto sulla salute contenuta nel progetto definitivo è carente e insufficiente. Noi dei Comitati siamo notoriamente meno diplomatici: la valutazione di impatto sulla salute presentata da ASPI è una presa per i fondelli talmente clamorosa che dovrebbe provocare una rivolta morale dei nostri amministratori e soprattutto del Sindaco, autorità sanitaria locale e primo responsabile della salute dei bolognesi. Ma a palazzo d'Accursio tutto tace, tutto va bene: il Passante si farà, e si farà in fretta, costi quel che costi (ai bolognesi, e solo a loro).
Il progetto del Passante è stato partorito in quattro mesi scarsi, tra dicembre 2015 e aprile 2016, e aggiornato frettolosamente a novembre 2016, dopo un frettoloso “Confronto Pubblico” di sole cinque settimane, che si è risolto nella propaganda di un'opera già decisa e in sostanza immutabile, come abbiamo detto fin dal principio. Il risultato si vede: un progetto, e soprattutto uno studio di impatto ambientale, fatto letteralmente coi piedi, pasticciato, pieno di contraddizioni e ambiguità che dovrebbero spingere le istituzioni a un profondo ripensamento a tutela dei cittadini. E siamo solo all'inizio. La follia di questo progetto si manifesterà in tutto il suo splendore quando si apriranno i cantieri a ridosso delle abitazioni (e delle scuole), con conseguenze pesanti sulla circolazione in tangenziale e sulla viabilità ordinaria, per tacere dell'inquinamento. Allora, forse, anche i nostri amministratori pubblici capiranno che allargare un'autostrada nel cuore di una città non è mai una buona idea, ma sarà troppo tardi.
Non sarebbe il caso di rinsavire e rinunciare alla fretta? Non sarebbe il caso di prendersi il tempo necessario per ragionare? Noi proponiamo di prendercelo questo tempo, chiedendo ad ARPAE di analizzare la qualità dell'aria lungo il tracciato per almeno un anno, perché l'AUSL possa poi usare quei dati per un'indagine epidemiologica sull'impatto dell'autostrada-tangenziale sulla salute dei bolognesi. Dobbiamo saperlo prima di fare disastri, non dopo. Secondo il Comune di Bologna stiamo chiedendo troppo: è davvero troppo, se lo confrontiamo con la salute nostra e dei nostri figli?
COORDINAMENTO COMITATI PER IL NO ALL'ALLARGAMENTO DI TANGENZIALE-AUTOSTRADA